Data driven: il linguaggio del futuro
P Produzione e Innovazione
Edited by Francesco Besacchi
Francesco Besacchi

Oggi più che mai senti sempre dire che le lingue sono importanti.

Trovare tuttavia un’unica lingua che possa unire tutto il mondo è un obiettivo che si presenta piuttosto utopico. Almeno allo stato attuale.

L’inglese è sempre più utilizzato a livello commerciale ma non è così radicato in Paesi poco alfabetizzati. L’Esperanto, a livello continentale, è stato un tentativo andato a vuoto praticamente subito nonostante qualche piccola resistenza che prova a coltivare quello che per certi versi potrebbe anche essere un’idea positiva ma troppo lunga e difficile da implementare.

Ciò che ci unisce, trasversalmente in tutto il globo, sono i numeri.

Su questi abbiamo scritto il nostro presente e costruiremo il prossimo futuro: perché i numeri, mai come in questa epoca, sono diventati così importanti per anticipare i cambiamenti e definire le strategie. Se il numero ha caratterizzato gran parte della storia – e quelli arabi, gran parte di quella recente – si sa che i linguaggi sono destinati ad evolvere: periodicamente nuove parole vengono inserite nei vocabolari. Conoscerle o meno è relativo, ma incide comunque sulla tua cultura, sulla tua capacità di comunicare. Nel presente.

C’è un ma…

A sempre più alle aziende questa cosa non basta. C’è la volontà di anticipare il futuro.

Quando abbiamo incontrato il prof. Telmo Pievani durante le celebrazioni dei 50 anni di Acciaierie di Calvisano ci ha parlato di modelli. Ad essi si collegano direttamente i dati, quelli raccolti sì nel presente – in senso di real time – ma che sono funzionali a predire il futuro. Questi dati, come parole e cifre, rappresentano nella loro forma dei codici. E pertanto sono linguaggi.

Come tali hanno bisogno di essere imparati, studiati, assimilati, compresi e, non da ultimo, condivisi. Parlare lo stesso linguaggio non è facile e qui torniamo all’inglese: più lo conosci bene – così come ogni altra lingua nel contesto in cui sei inserito – e più avrai opportunità di essere compreso. Saper leggere il dato, rispetto a buona parte dei linguaggi, non basta. Raccoglierlo e averlo da parte non significa esserne padrone. È la gestione dello stesso a poter costituire un valore.

Va di moda associare al dato il termine asset, la cui specificità è data dalla possibilità di essere monetizzato.

Il valore economico è dunque legato proporzionalmente alla sua capacità di essere sfruttato. Un esempio? Sapere che consumi 100 KW/h al mese in casa è un dato. Sapere che consumi il 50% dei tuoi consumi nelle ore diurne è un altro dato. Poter ridurre i consumi diurni a vantaggio di quelli notturni è un potere che hai. Per predire il futuro e crearti un vantaggio.

L’esempio in questione è molto trasversale, ma è la stessa direzione che ha un’azienda. Che guarda sì con favore verso nuove tecnologie, innovazioni, intelligenza artificiale ma che contemporaneamente necessita di essere sostenuta dalla conoscenza e dalle competenze di chi è chiamato a dover interpretare una composizione sempre più complessa. Ecco perché i Big Data entrano di diritto come un nuovo linguaggio, che potrà sempre più definire un vantaggio per il nostro futuro.

Feralpi sempre più digitalizzata

Dal 2017 Feralpi adotta piattaforme cloud, nelle quali le informazioni sono aggregate e condivise sia all’interno dell’azienda, sia verso stakeholder esterni. Sistemi predittivi e Intelligenza Artificiale fanno parte dell’aspetto di digitalizzazione dell’attività produttiva, ma sono altrettanto utili per il sostegno del percorso di sostenibilità del Gruppo, nella misurazione degli indicatori che declinano le strategie per il futuro. Non solo produzione, però. Grazie, ad esempio, alla piattaforma cloud Google Workplace, Feralpi Group da diversi anni è integrato in un’unica rete collaborativa, capace di allineare tutti i dipendenti e collaboratori di Feralpi. Ogni dipendente del Gruppo dispone di una identità digitale che consente l’accesso a servizi e piattaforme personalizzate. Ma questa è solo una parte dell’ecosistema. Alla base delle recenti strategie Data Driven di Feralpi c’è inoltre la realizzazione di un Data Lake, ovvero il “Lago dei dati”, che è un metodo di lavoro che semplifica l’archiviazione, la gestione e l’analisi di grandi masse di dati. Big Data, di qualsiasi formato e provenienti da qualsiasi fonte, vengono raccolte in un unico “contenitore” di dati eterogenei per fonte e formato in cui far confluire informazioni raccolte dagli impianti produttivi (sensoristica di campo IoT, transazioni gestionali SAP, anche da fonti esterne). Le informazioni vengono messe a disposizione a tutti gli utenti finali che necessitano di essere guidati nelle loro scelte. Data Driven, appunto. L’analisi dei Big Data contenuti nel Data Lake sono consultabili e correlate tra loro utilizzando strumenti d’analisi No Code, ovvero senza la necessità di utilizzare alcun linguaggio di programmazione. Gli strumenti No Code consentono di fare “di più con meno” (inteso quindi come meno componenti, meno elementi e dettagli grafici, meno processi non fondamentali).

Francesco Besacchi

In Feralpi dal 2013, sono direttore dei sistemi informativi (o CIO se vi trovate più "confident" con gli acronimi). Prima dell'acciaio, ho viaggiato nei settori della logistica, dell'alimentare, della meccanica e del fashion. Sempre "spaccando bit". Ma prima di elettronica e informatica, c'è stata anche la musica: dal canto nella corale (sì, ho un passato da baritono e basso) si trovano diverse similitudini con il lavoro di tutti i giorni. Senza un team appassionato, professionale e instacabile ci sarebbero solo "stonature"... Un consiglio musicale? "The Armed Man: A Mass for Peace" di Karl Jenkins, da accompagnare con un buon bicchiere di passito di Franciacorta.